E se il Chieti di quest’anno fosse più forte? (editoriale pubblicato il 1 agosto 2012 e oggi riproposto)

settembre 10, 2012 No Comments »

Questo editoriale che oggi riproponiamo è stato da noi pubblicato il 1 agosto 2012 …

Sostando per qualche minuto sotto i portici di Corso Marrucino e ascoltando i commenti dei tifosi neroverdi è tangibile lo scetticismo, che anima i tifosi quando si parla del Chieti, versione 2012/13. La sconfitta in finale, le contemporanee promozioni di Lanciano e Pescara e la rinuncia ad essere ripescati sono forse le cause di tanta negatività, che certo oggi non giova a chi con tanti sforzi sta tentando di ridare dignità e rango ad un blasone da altri in passato offeso e lacerato. C’è poca fiducia nell’organico, che si sta costruendo, e in tanti è diffusa la convinzione che i risultati conseguiti nella scorsa stagione siano irripetibili. Davanti al Caffè Vittoria, anche il più distratto dei passanti non può sottrarsi all’ascolto di affermazioni apodittiche e gridate certezze di terza mano, quali: “Abbiamo venduto i migliori!”, “Senza Paolucci sarà impossibile puntare alla promozione. Rischiamo di ritrovarci in serie D”, “La società non vuole essere promossa, altrimenti avrebbe fatto domanda di ripescaggio” e infine “ Troppe delusioni, qui a Chieti è vietato persino sognare”. E’ vero, quando i chietini discutono tra di loro, mettono quasi sempre in mostra uno scetticismo cosmico, che, se riferito al Chieti oggi in cantiere, credo sia del tutto fuori luogo e in qualche modo anche un po’ autolesionistico. Basterebbe forse recuperare un po’ di razionalità e mettere da parte qualche pregiudizio per arrivare a tesi ben più prudenti.
Sono stati veramente venduti i migliori? Francamente la domanda è malposta, in quanto fatta eccezione per Migliorini, ceduto al Torino per la ragguardevole cifra di 300.000 euro, l’affare del secolo, tutti gli altri erano a scadenza di contratto e come tali liberi di accasarsi dove volevano. Fiore e Berardino hanno scelto autonomamente di andarsene, scegliendo, il primo, una piazza di antico blasone e di fresche ambizioni come Catanzaro, e l’altro la corte serrata di Campidelli a quella discreta di Bellia. A questi si puo’ aggiungere Sabbatini, che, già in fuga nel dicembre scorso, tornò dall’Uruguay solo con la promessa di essere lasciato libero a giugno. Poco male! Lasciando perdere le polemiche che hanno accompagnato l’addio di Fiore e Berardino, che non hanno certo brillato per gratitudine, personalmente ritengo che siano stati tutti sostituiti degnamente, perché in particolare De Sousa e Rinaldi, sono pronto a scommettere, non faranno certo rimpiangere i partenti, avendo dalla loro numeri e potenzialità di grande rilievo, inespresse negli anni passati solo per contingenti problemi fisici, oggi del tutto superati. Non bastasse c’è da aggiungere che di rincalzo, ma pronti a far bene, sono stati arruolati anche due giovanissimi di sicuro prospetto come il fantasista Murgo, talento cristallino del vivaio parmense, e il trequartista francavillese La Selva, conteso un anno fa da molte squadre di serie A e alla fine approdato a Verona in area Chievo. Amadio, invece, dopo uno stucchevole tira e molla durato sin troppo, ha preferito la guida de suo mentore Vivarini in quel di Aprilia alla nuova conduzione tecnica di De Patre, che pure gli assicurava un ruolo centrale all’interno del nuovo progetto di gioco. Liberissimo di scegliere e di andare, ma se in passato il Milan ha potuto fare a meno di Pirlo, ritengo che il Chieti potrà ben sostituire il pur bravo Amadio con un giocatore di pari valore come Vitone, uno dei protagonisti della promozione di due anni fa. Si poteva fare meglio! Non credo! Dei titolari dello scorso campionato mancano all’appello l’ottimo Malerba, tornato a Crotone per fine prestito e l’attaccante Lacarra, che non penso lasci a Chieti molti rimpianti. In entrata sono arrivati come esterno sinistro difensivo il giovane Mantovani, indicato a livello nazionale, come un prospetto di sicuro avvenire e come centrale il granattiere Gigli, difensore scuola Parma, destinato a prendere la maglia di Migliorini, con credenziali di tutto riguardo e con grandi motivazioni. In attacco, dove ci sarà di sicuro qualche altro ingresso, è arrivato invece Capogna,di cui tutti parlano bene e che di sicuro non è di caratura inferiore agli attaccanti in organico nello scorso campionato. Sono rimasti, inoltre, ottimi giocatori e grandi protagonisti della passata stagione come Feola, Bigoni, capitan Pepe, Cardinali, Alessandro e soprattutto quel Del Pinto, che forse per rendimento è stato il migliore giocatore del Chieti nello scorso campionato, che, nonostante gli accorati inviti di Paolucci, ha preferito l’Angelini al Senigallia di Como. Per queste ragioni, un Chieti schierato con un modulo 4-2-3-1, che mettesse in campo Feola in porta, una difesa composta da Bigoni, Gigli, Pepe e Mantovani, due mediani come Vitone e Del Pinto e un attacco composto da una linea di tre avanti come De Sousa, Alessandro e Rinaldi a supporto di Capogna, punta centrale, avrebbe qualcosa da invidiare, almeno sulla carta, alla squadra della passata stagione?
Per poi rispondere agli apologeti del tecnico di Tollo, che son gli stessi che ritenevano lo scorso anno impensabile poter sostituire Vivarini, mi verrebbe da dire “Quali erano le credenziali di Paolucci prima di venire a Chieti?”. Non mi sembra che Tiziano De Patre abbia nulla da invidiare al tecnico che l’ha preceduto. Anzi, per molti aspetti, i due assomigliano non poco, per le esperienze maturate e per l’indubbia capacità che hanno mostrato nel lavorare con i giovani. Fiducia a De Patre, pertanto, e l’anno prossimo si parlerà di lui come oggi si parla di Paolucci.
Mi sembra infine assolutamente ingenerosa l’accusa che viene fatta a Bellia, di non volere la squadra in una categoria superiore. Qualcuno dovrebbe ricordare che senza Bellia oggi il Chieti navigherebbe a vista nelle categorie regionali, come accade ancora a società altrettanto blasonate. Il Chieti lo scorso anno non fu promosso perché la Paganese dimostrò nell’arco di quelle due partite di esserle superiore, per esperienza e per condizione. Punto e basta! Per quanto riguarda invece la mancata domanda di ripescaggio, credo che Bellia abbia già sapientemente risposto. Il costo folle, fissato da una Lega Pro allo sbando e incapace di operare a vantaggio delle società che la compongono, avrebbe messo in pericolo non tanto la posizione economica del Presidente ma quella ben più fragile di una Società che oggi si regge economicamente sulla passione di pochi a dispetto del disinteresse dei molti. Credo che, oggi, paradossalmente sia proprio il realismo di Bellia la miglior risorsa per far tornare a sognare in grande i tifosi. Gli sforzi e la passione del Presidente, il lavoro e le capacità comprovate negli anni di gente come Alessandro Battisti e Luciano Di Giampaolo meriterebbero ben più credito di quello che oggi viene loro riconosciuto ma il tempo è galantuomo e saprà dare, si spera, il giusto riconoscimento a chi opera con concretezza e professionalità.

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