Anniversario Neroverde: storia di un gol perfetto e dell’apparizione di Gasparazzo da Marsala

ottobre 8, 2012 No Comments »
Anniversario Neroverde: storia di un gol perfetto e dell’apparizione di Gasparazzo da Marsala

Ci si aspettava una giornata perfetta ed è arrivata. Novanta anni di storia sono stati onorati da una squadra di ragazzi, quasi tutti giovanissimi, guidati da un tecnico bravo e di temperamento. Il gioco del calcio è governato da divinità capricciose che a volte negano riottose ciò che ammiccando avevano appena promesso ma che allo stesso modo si mostrano all’improvviso prodighe e amorose. Quando “Gandalf” Mungo ha realizzato il gol perfetto, perché tale va considerato il capolavoro espresso dall’immaginazione calcistica di un genio in sedicesimi, mi è prima venuta in mente la considerazione elementare che si preparasse con quel gioiello una straordinaria giornata per i tifosi neroverdi e poi il ricordo di un gol altrettanto perfetto. Gaspare Umile da Marsala è un nome che ai più giovani non dice niente ma qualcuno forse se lo ricorderà in maglia neroverde e fu, a mio personale giudizio, il giocatore, di gran lunga, con più classe e doti tecniche che abbia mai giocato nelle fila del Chieti. La sua storia in neroverde, come la sua carriera, non fu coronata da trionfi e da successi eclatanti ma ad intermittenza Gasparazzo emetteva bagliori accecanti che avevano il potere di abbacinare i tifosi, con lui sempre indecisi tra l’acclamazione e la disperazione. Era un esteta del calcio e concepiva la partita come una somma di giocate che dovevano produrre … bellezza. Il risultato era per lui un evento a cui non dava mai grande importanza mentre era orgoglioso del lampo che creava all’improvviso e che illuminava l’oscurità di noiosi ed insignificanti confronti pedatori.  Lo incontravamo dopo la partita a spasso per il Corso e conoscendone l’indole ci avvicinavamo per fargli i complimenti: “Gaspare sei il migliore  …. Gaspare sei grande!”. Sorrideva e poi in siciliano stretto rispondeva “U sacciu … sunno u megghio … lu vidisti lu culpu de tacco? E la sfurbiciata?”. Magari si era perso o pareggiato ma a lui non fregava nulla e pieno di se raccontava le singole giocate come un pittore parla del suo ultimo dipinto, con un linguaggio semplice, elementare ma efficacissimo. Non credo che Umile avesse concluso le elementari, figlio di una delle più povere famiglie di pescatori di Marsala, aveva concluso la scuola prima di iniziarla ma riusciva con i piedi a creare mondi e a dare gioia, innescando con chi si intratteneva con lui una naturale empatia, che lo rendeva subito straordinariamente umano. Era vero, era genuino.  Quando partì da Chieti, per continuare a giocare ancora per tanti anni nella sua Sicilia, indossando tante maglie e giocando mille partite, ne seguii fin tanto che potei la carriera, fino a quando il suo nome non raggiunse l’oblio delle gazzette e dei corrieri del lunedì. Per anni fu un nome perduto nei meandri della mia memoria.

Un giorno di settembre agli inizi del duemila, la mia carriera di docente mi portò a Limbiate, hinterland milanese, in un austero Istituto Agrario. Mi venne data una quinta e naturalmente alla domanda che in ogni classe appena conosciuta mi veniva fatta “Prof. dove è nato?” io risposi come sempre pigramente “Chieti ..”. Mi aspettavo la successiva domanda che da sempre si legava alla mia risposta e alla scarsa conoscenza della geografia regionale “Prof. mi confondo sempre ma Chieti è nelle Marche o nel Lazio?”. Questa volta no, tutta la classe mi rispose coralmente “Chieti?! In Abruzzo! La squadra dove ha giocato Gaspare Umile! Prof. se lo ricorda Umile, Gaspare Umile?”.  Ebbi una specie di vertigine, improvvisamente dal nulla come una delle sue giocate era ricomparso Gasparazzo, a Limbiate … nel profondo nord.  “Non ci posso credere – risposi balbettando -  Se ho conosciuto Umile? Certo che l’ho conosciuto .. pazzesco… era … mio amico!”. Cominciai a snocciolare episodi e giocate, senza chiedermi come potessero dei ragazzi diciottenni avere conoscenza di un calciatore degli anni Settanta e Ottanta, che dopo una rapida apparizione in A aveva poi condotto un’oscura carriera sui campi della serie C. Troppa era la voglia di farlo rivivere e solo alla fine dell’ora mi fu rivelato che un’assistente tecnico originario di Marsala, già da tempo trasferitosi altrove, amasse spesso intrattenerli raccontando le gesta e la carriera del calciatore più forte del mondo. Quei ragazzi avevano conosciuto Chieti attraverso il racconto occasionale di qualcuno che ricordava un calciatore. Mi fermai a pensare quante volte questo fosse accaduto in altre realtà e con altri attori. Mi sorpresi nel valutare per una volta la passione per il calcio e per il Chieti come qualcosa che prescindesse dal mondo della mia giovinezza e dei ricordi più belli. Uscivo per una volta dal mio egocentrismo di tifoso per comprendere compiutamente cosa il calcio a Chieti fosse significato nella storia dei suoi ultimi novanta anni e quanto avesse contribuito a farla conoscere traendola dall’ombra e dalla marginalità della provincia. Mi ridestai e fui colto nei giorni successivi da una frenesia, ritrovare Gaspare Umile, avere sue notizie e farlo venire a Milano, a mie spese, per farlo conoscere a quei ragazzi. Altro che Manzoni o Montale, avrebbero conosciuto una persona vera, un’artista. Tramite un collega siciliano mi misi in contatto con la redazione di un giornale locale e finalmente ebbi la speranza di  poterlo rintracciare, parlare con lui al telefono, spiegargli i motivi e convincerlo ad intraprendere quel viaggio da Marsala a Milano. “Gaspare è morto … l’anno scorso …. una brutta malattia … se ne itu viloce … non ha sofferto”. Fu questo il contenuto della frettolosa comunicazione telefonica avuta con un oscuro cronista siciliano. “Cazzo Gaspare – pensai - … un’altra finta e ci hai spiazzato tutti … si u megghio … u megghio di tutti l’autri.”.

Quel gol di cui parlavo all’inizio, non me lo sono dimenticato, Umile non l’ha segnato con la maglia del Chieti ma con quella del Napoli. Quel gol fece storia, lo videro tutti, in televisione, e se ne parlò per settimane, per mesi, per anni e sono certo che qualcuno della mia generazione se lo ricorda ancora. Non voglio raccontarlo, ne sciuperei la bellezza, chi mi legge troverà il modo di recuperarlo, siamo nell’era della memoria digitale e da qualche parte del web giace in un server a disposizione dei buongustai del calcio. Posso solo rivelare che nella meccanica non assomiglia al gol di Mungo ma il lampo che accende le gambe del giovane neroverde e che gli fa realizzare una rete che sfida le leggi della fisica, sviluppandosi in un’azione perfetta, è lo stesso lampo di quel gol di tanti anni fa.

Per un attimo ho rivisto Gaspare e avere questa percezione nel giorno preciso in cui il Chieti festeggia i suoi novanta anni mi è parsa una suggestione che trascende l’occasionalità e l’infinito mondo delle coincidenze. Per me … Gaspare c’era e con lui tanti altri che oggi non ci sono più ma che hanno onorato, come dicono i tifosi, la maglia che hanno indossato, costruendo una storia bellissima che dura da quasi un secolo. La storia del Chieti assomiglia a quella di Umile, è fatta di lampi che accecano e mostrano in un attimo tutta la bellezza del mondo, poi si torna nell’oscurità e nel buio e così in un ciclo di luci ed ombre infinito. E’ nostro compito difendere questa memoria, una memoria popolare ma certamente non meno nobile di quella scritta sui libri di storia. Prepariamoci, sin da oggi, a festeggiare il centenario, dieci anni passano in fretta ed è arrivato il momento di ricostruire tutta la storia della Chieti Calcio, pezzetto per pezzetto, servirà a noi vecchi nostalgici per rinnovare i ricordi di gioventù ma servirà soprattutto ai più giovani per conoscere la storia di questa città, oggi in sofferenza, e ridare senso compiuto alla parola appartenenza. Lo dobbiamo a loro e ai tanti che meritano di resuscitare dall’oblio in cui sono confinati. Grazie Gaspare!

Related Posts

Leave A Response